La Storia - Politeama Pratese

Il Teatro Politeama è la memoria, la perseveranza e l’audacia della storia italiana del teatro

Correva il 1914. Il pratese Bruno Banchini era conosciuto per i suoi successi in campo sportivo, conquistati grazie alla fama di campione nazionale nel pallone elastico. Le origini del Politeama si legano alla storia di questo atleta pratese: fu lui ad affidare all’ingegner Emilio Andrè il progetto di un grandioso Politeama, un teatro che fosse più bello e più grande di quanti ne esistevano.
Trascorsero undici anni perché il sogno dell’atleta Banchini mettesse le ali. Nel 1924 passò all’architetto Pierluigi Nervi l’incarico per la copertura del teatro. Nervi, agli inizi della sua brillante carriera professionale, ebbe l’audacia di sperimentare un materiale nuovo: il cemento armato. La copertura apribile del Politeama divenne immediatamente il simbolo di riferimento, uno dei più pregevoli esempi di tecnica ingegneristica. Il Politeama è ancora oggi una delle strutture più grandi della Toscana. 

Il sipario del Banchini si alzò per la prima volta il 2 aprile 1925 con la messa in scena della Tosca, interpretata dal soprano Giuseppina Cobelli. Sul palcoscenico di via Garibaldi si sono esibiti nel corso degli anni noti cantanti come Rosetta Pampanini, Toti del Monte e Beniamino Gigli, memorabile nella sua interpretazione di Andrea Chenier alla presenza dell’autore Umberto Giordano. Dal Politeama sono passati anche i più bei nomi della rivista e dell’avanspettacolo: Totò, Macario, Dapporto, Rascel, Walter Chiari. Il teatro divenne lo spazio per eccellenza per lo spettacolo “leggero”, nonché meta di incontri sportivi – tra i più conosciuti, il campionato italiano di pugilato con Mazzinghi – e cinema.

I riflettori del Politeama restarono accesi fino al 1985. Quell’anno segnò una pagina triste per la storia del teatro cui toccò chiudere i battenti. Lo spazio fu relegato in stato di abbandono, destinato a diventare un garage. Ci vollero l’energia, la passione e il sogno di una donna straordinaria come Roberta Betti per  strappare l’ex Banchini da un destino desolante. Sembrò un’impresa impossibile ma, a cavallo degli anni Novanta, fu lanciato un progetto di azionariato popolare che coinvolse le energie migliori della città. Nacque un comitato cittadino per la riapertura del teatro, sempre grazie all’impegno della straordinaria Roberta Betti, anima del Politeama fin dalla sua nascita. Che avvenne l’8 settembre 1994, l’anno del battesimo della Politeama spa presieduta dalla stessa Betti, allo scopo di sensibilizzare la città verso il recupero di questa bellissima struttura. Lo spirito era proprio quello di una ”Public Company” e il costo di un’azione di sole mille lire, per permettere a tutti di dare il proprio contributo. Ci sono voluti 2 miliardi e 800 milioni delle vecchie per l’acquisto del teatro, circa la stessa cifra per il restauro. Un ruolo chiave in tutta l’operazione lo ebbero il Comune e la Provincia di Prato, l’Unione Industriali, il consorzio Pratotrade, Cariprato, Cna e Confartigianato Prato. Cinque anni dopo, il sogno si realizzò e la città ritrovò il “suo” teatro. Il 2 gennaio 1999 tornò ad alzarsi il sipario del Politeama, ancora una volta con la Tosca di Giacomo Puccini diretta in questa nuova versione dal maestro Roberto Gabbiani, con la regia di Flavio Trevisan, le scenografie di Giuseppe Rancati e l’orchestra I solisti fiorentini. Tra gli interpreti principali, Madelyn Monti nel personaggio di Tosca, Dario Volonté nel panni di Cavaradossi e Michele Porcelli in Scarpia.

Roberta Betti si è spenta nella notte del 22 gennaio 2020, lasciando un profondo vuoto nel mondo della cultura. Ci volevano i suoi sogni e la sua forza per far rivivere il Politeama che oggi guarda al futuro sotto la guida della presidente Beatrice Magnolfi senza perdere il legame con il suo passato, intessuto di solide collaborazioni come quella con la Camerata strumentale “Città di Prato” e la scuola di musical Arteinscena. Il Politeama è vissuto come la “casa” dei cittadini, di tante associazioni e iniziative culturali. Uno spazio che continuerà a essere il cuore pulsante della cultura pratese, nel nome di Roberta che lo volle con determinazione e sacrificio.

Politeama SPA

8 settembre 1994, nasce  la S.p.A.

Il chiasso della fiera, i divieti per il corteggio, il profumo dei brigidini e l’attesa per l’ostensione della Sacra Cintola. L’8 settembre è il giorno più pratese dell’anno. Si festeggia sì la Madonna, protettrice della città, onorando la sua reliquia che quei mascalzoni dei pistoiesi cercarono di rubare. Ma si gusta anche il piacere dello stare insieme come comunità, come appartenenti a una stessa storia e a uno stesso vivere contemporaneo. L’8 settembre è il giorno di Prato e dal 1994 è il giorno del Politeama.
La mattina alle 9 il portone del teatro si apre. Roberta Betti è la prima, ma poco dopo eccoli tutti. Sono i soci fondatori. I primi che daranno vita alla Politeama spa, impegnandosi per gli iniziali duecento milioni di capitale sociale. Ed è lì, su un tavolaccio sistemato in mezzo al palcoscenico che si firma l’atto costitutivo della società, sotto gli scatti veloci della macchina fotografica di Nedo Coppini. Si è lavorato tanto per arrivare a questo traguardo e ora c’è emozione. A cominciare dal notaio Balestri, per il quale quei documenti non sono certo un atto come tanti da guardare con distacco professionale, ma un traguardo che arriva dopo tanta fatica e tante battaglie condivise con un gruppo di amici. E’ lui che legge, quasi si trattasse di un bel passo di un copione che va in scena, l’atto di nascita della società e che invita uno a uno i compagni di avventura a salire sul palco per firmare la sottoscrizione delle quote del capitale sociale. In quel primo gruppo c’è già un po’ tutta la città, ma non basta. Dovranno diventare molti di più. Non solo perché servono soldi. Ma perché quel teatro deve essere davvero di tutti, non solo idealmente, ma anche nei fatti.

Quella mattina dell’8 settembre, mentre in via Garibaldi i figuranti con gli abiti rinascimentali improvvisano giochi araldici e antichi tornei e il rullo dei tamburini dà il ritmo agli sbandieratori, ognuno di quei primi soci ha firmato un impegno che poi ha davvero mantenuto. Eccoli, in ordine sparso, i componenti del nucleo che ha messo in moto tutta la macchina, a cominciare dal Comitato Politeama e poi le associazioni Unione Industriale, Pratotrade, Confartigianato, Cna, Unione Commercianti, Confesercenti, Corale Verdi, Akronos, Pratolirica, Amici dei Musei . A seguire Roberta Betti, Lamberto Muggiani, Elvira Trentini, Marco Gramigni, la Superal di Aldo Grassi, Massimo Cecchi, Renzo Cecchini, Pietro Vestri, Silvano Gori, Foresto Guarducci, Giampiero Guarducci, Nicola Bartolozzi, Tina Ballerini, Alessandro Cecchi, Piero Zucchi, Luca Managlia, Alessandro Antonio Giusti, Marco Giusti, Fabio Tempestini, Roberto Cenni, Giovanni Massai, lo studio Legale Nardi e Brunori, Alessandro Ciampalini. L’amministrazione comunale è della partita, anche se per questioni burocratiche deve rinviare la firma di sottoscrizione. Quello che conta è comunque la delibera del consiglio del consiglio comunale già approvata, con la quale il Comune si impegna all’acquisto di 50 milioni d’azioni del Politeama. E non a caso l’allora vicesindaco Fabrizio Mattei entra subito a far parte del consiglio d’amministrazione della spa, che viene formato da: Roberta Betti presidente, Aldo Grassi, Fabrizio Mattei, Silvano Gori, Giuliano Coppini, Lamberto Muggini, Pietro Vestri. Un cda estremamente rappresentativo della città, che sta a dimostrare l’unità d’intenti.
In mezzo a quei soci fondatori c’è una signora che non fa parte di alcuna associazione e non fa neppure un mestiere importante. Rappresenta solo se stessa e la sua presenza è il segno di come la riapertura del Politeama non siano un desiderio o una volontà calati dall’alto, ma un sentimento che viene dalla gente. La signora Tina Ballerini è infatti una pensionata di settantanove anni che vive della sua pensione, la minima. Non può permettersi di spendere grandi cifre, ma ha deciso che un milione dei suoi risparmi li vuole destinare al Politeama. Quel teatro le ricorda la sua gioventù, anche se all’ora si chiamava Mikado e ora vuole dare il suo contributo per rivederlo aperto, per tornare a sedersi in quella platea e rivivere se possibile le emozioni di tanti anni fa.
Da quel giorno in poi ci saranno tante signore e signori Ballerini che verseranno le loro mille lire per le azioni del Politeama, acquistando forse per la prima volta un titolo in vita loro.
E quel giorno sono tanti ad affacciarsi al portone del teatro, giovani e anziani.